Teramo la cittadina millenaria e dalla cucina invidiabile
Immersa nel verde delle colline che la circondano, sullo sfondo del Gran Sasso e dei monti della Laga, racchiude in sé tutto ciò che un visitatore ricerca in una città d’arte:
Le case rurali, le chiese in stile romanico, i vigneti e le querce secolari fanno da sfondo ad una città che va scoperta pian piano, tra le arcate di silenziosi chiostri, il martello degli artigiani, gli odori di una cucina tipica e genuina.
La città, dal clima tipicamente mediterraneo, conta circa 52.000 abitanti ed è situata a 264 m di altezza e dista 30 km dalla costa adriatica.
Per una visita alla città di Teramo consigliamo di visitare vivamente la “Cattedrale”, datata XII secolo e contraddistinta dal tipico stile medievale, indica inoltre uno dei periodi maggiormente fiorenti della città.
Altro luogo estremamente importante è il sito archeologico dell’Anfiteatro, ed il museo archeologico, risalenti entrambi all’impero Romano.
Adornano il tutto molte chiese importanti come quella “di San Domenico” del XIV secolo ricca di enormi affreschi; la storica “Cattedrale di Sant’Anna”; il bellissimo “Santuario della Madonna delle Grazie”.
Da non perdere anche se meno impattante la “Pinacoteca”, il “Palazzo Delfico” e l’altrettanto antico“Palazzo Vescovile”.
Teramo è anche ottima meta per i buongustai, la gastronomia locale è sorprendentemente ricca e varia e trae da antichissime tradizioni contadine i suoi inconfondibili profumi e sapori.
Un rito che si ripete nelle case e nei ristoranti locali sono le “Virtù”, antichissima tradizione che si ripete all’arrivo della primavera, ogni primo maggio, molto laboriosa per i numerosi ingredienti (fave, piselli, lenticchie, ceci, fagioli, indivia, carciofi, spinaci, cicoria, bietole, cime di rapa, sedano, zucchine, aglio, cipolla, prosciutto, cotenna, orecchio e piedini di maiale e cotiche) che cotti e amalgamati formano il ripieno dei tortellini di pasta fresca.
Altro piatto principe sono i “Maccheroni alla chitarra”: sorta di spaghetti quadrati ottenuti con uno speciale attrezzo e conditi con sugo ricco di carne sotto forma di “pallottine”.
Elemento caratterizzante sono anche le “scrippelle mbusse”: timballo ripieno di formaggio in brodo, ed anche il “timballo di scrippelle” con il sugo al posto del brodo.
Altro rito culinario del teramano è la “zuppa di ceci funghi e castagne”.
E ancora la “ndocca ndocca”, un classico piatto ma molto povero dei contadini, all’interno del quale si utilizza tutto del maiale, soprattutto quelle bestie che non possono per vari fattori diventare prosciutti o salumi.
Infine i “caggionetti”, un dolce molto tipico dalle strane sembianze raviolesche: una sfoglia leggerissima che racchiude amorevolmente un ripieno di castagne, accompagnate quasi sempre dai classici: cioccolata, mandorle, cedri canditi, scorza di limone, rhum e cannella.
Sulle colline teramane si coltivano i tipici vitigni abruzzesi: il “Montepulciano d’Abruzzo” rosso o cerasuolo ed il “Trebbiano d’Abruzzo” bianco; il “Montepulciano d’Abruzzo Coline Teramane DOCG” è considerato uno dei migliori vini della penisola.